Tag

io io

È giunto quindi il momento di commentare il capo e) che, anche se non ha portato a nessuna sentenza di condanna, offre comunque ampi spunti di riflessione. Nel capo e) si sono contestati a Bergamo, Pairetto, De Santis, Cennicola e Giraudo, la turbativa dell’incontro tra Lecce – Juventus giocato il 14/11/04 e vinto dalla Juve per uno a zero. Anche in questo capo di imputazione Narducci si è ostinato ad affermare che il sorteggio dell’arbitro era alterato oltre che la procedura di designazione degli assistenti, mentre non ha indicato nulla per quanto riguardava la condotta degli arbitri. Non è restato nulla, a questo punto, tranne andare ad analizzare le conversazioni telefoniche sviluppatesi nell’arco di tempo utile per il collegamento alla partita. Il tribunale di primo grado e anche il tribunale d’appello hanno ritenuto che nelle conversazioni intercettate venissero adoperate parole che non fornissero una traccia consistente per risalire a comportamenti degli imputati tali per poter avvalorare una incriminazione. Le telefonate si snodano in un arco di tempo che va dall’11 al 16 novembre 2014. Nelle motivazioni di primo grado si è ritenuto sufficiente elencarle, stante l’inconsistenza delle parole e l’inconcludenza rispetto a quello che ci si proponeva di dimostrare però comunque utili, a mio parere, per poter sviluppare un discorso più ad ampio livello.  Infatti,  nelle motivazioni dell’ appello, sebbene non siano neanche citate con il numero progressivo, sono comunque ritenute rilevanti per la sussistenza dell’associazione a delinquere. Le trascrizioni delle telefonate, possiamo però trovarle tutte o quasi nell’informativa del 2 novembre del 2005 e di altre ne parla anche Narducci nella sua requisitoria. La prima telefonata che viene elencata nelle motivazioni della sentenza di primo grado è il progressivo 958 dell’11/11/04, ore 12, 11 su utenza 3358080050, in cui Moggi chiama un centralino e parlando con una segretaria, tale Lella, gli impartisce precise disposizioni: “mi cerchi Bergamo …. gli dica che non riesco a mettermi in contatto, … se mi chiama lui ad uno dei … ehm … se mi chiama lui. Basta che gli dica così!” lasciando chiaramente intendere che il designatore alla ricezione di tale messaggio avrebbe poi chiamato Moggi su una utenza riservata svizzera. La successiva telefonata che l’accusa ha portato per avvalorare la propria tesi accusatoria è segnata con il numero progressivo 1699 dell’11/11/04, ore 12,12 su utenza 33564332164 in uso a Bergamo in cui la segretaria Lella chiama Bergamo e gli dice:” volevo solo chiederle quando può se chiama il direttore!… su uno dei cellulari …”. Bergamo risponde: “si … perché io purtroppo ho un cellulare scarico …. lo chiamo con il numero ….” Riferendosi chiaramente all’utenza riservata che Bergamo e Moggi usavano per le conversazioni e aggiunge:” …. Gli dica se va bene lo chiamo con il numero di casa! … perché …”. La successiva telefonata è quindi segnata con il numero progressivo 965 dell’ 11/11/04, ore 12,21 su utenza 3358080050 in uso a Moggi in cui Moggi chiama Bergamo sul numero di casa e, facendo riferimento alla chiamata pregressa in cui Bergamo aveva detto di trovarsi con il cellulare riservato scarico, gli fornisce il codice di 16 cifre invitandolo a ricaricare il cellulare e gli dice “… allora te ascolta, te ricarica, io parto io sto imbarcandomi per Roma, appena arrivo a Roma ti chiamo..” Bergamo a questo punto cambia discorso lamentandosi del fatto che non riesce a trovare Pairetto con cui ogni martedì scrive l’editoriale sulla “Gazzetta dello sport” in cui davano risposta a tutte le polemiche arbitrali che erano scaturite a seguito delle partite del precedente fine settimana. A riguardo Moggi gli dice:” e Gigi è uno stronzo te lo dico io vabbè …” Bergamo: “lui si lava sempre le mani … te lo dico io cosa fa”. Moggi: “no ma io penso ….. che non era mica rigore no?” riferendosi alla partita Juve Fiorentina disputatasi il 10/11/04  arbitrata da Farina dove non accade nulla di strano se non che, all’ultimo dei 4 minuti di recupero concessi dall’arbitro, il giocatore della Juventus Thuram fa un fallo da ultimo uomo su Fantini lanciato verso la rete, Farina concede il vantaggio, la palla finisce nei piedi di un altro giocatore della Fiorentina, Portillo il quale sbaglia e poi Farina non espelle Thuram. Bergamo a proposito dice:” No, e lo so, ma c’era l’espulsione di Thuram …. e vabbé , ma … ma io ti dirò una cosa … vedrai come te la scrivo bene …. comunque, ascolta, io …. dirò che gli ho dato il vantaggio, ha fatto bene, il portiere ha parato il rigore ….  ma infatti, ma infatti è così, gli ha dato il vantaggio … si, ma perché io ci capisco …”. Prima di concludere la conversazione Moggi dice a Bergamo: “e lo so, vabbé, alle 14.00  ti chiamo appena sbarco” in modo da far capire a Bergamo di tenere accesa l’utenza riservata anche perché tra i due non viene più intercettata nessuna conversazione.  Interessante ciò che scriverà poi Bergamo ed è Narducci a dircelo nella sua requisitoria, nella Gazzetta dello Sport del 12/11/04:”il giocatore della Fiorentina Fantini è lanciato verso la rete palla al piede e Thuram entra su di lui in scivolata mettendo il suo compagno di squadra Portillo in condizione di poter tirare in rete, l’arbitro Farina non fischia il fallo al momento dell’impatto Thuram Fantini perché concede la soluzione più favorevole alla Fiorentina e in questo caso, non avendo fischiato la punizione, Farina non può neanche sanzionare con il cartellino rosso il fallo di Thuram. Soltanto nel caso di concessione del calcio di rigore, ovviamente, se il fallo fosse stato commesso in area, il cronometro sarebbe stato bloccato a tempo scaduto e sarebbe stato consentito alla Fiorentina di calciare il rigore, conseguentemente, ai fini disciplinari, Thuram sarebbe stato espulso appunto a termine regolamentare per aver commesso fallo da ultimo uomo su un avversario lanciato in chiara occasione da rete”. Che dire, l’ha scritta proprio bene. Un vero concentrato di ipocrisia in cui si nota la volontà da parte di Bergamo di coprire Moggi e il sodalizio criminoso. Da questo dettaglio che io tengo ad evidenziare, possiamo notare che Moggi non controllava soltanto “Il processo di Biscardi” ma tendeva a controllare, sia pur indirettamente, anche la tanto vituperata dagli juventini “Gazzetta dello Sport”. Questo soprattutto in risposta Massimo Zampini, scrittore di indiscussa fede bianconera molto conosciuto, a quanto pare, fra gli juventini, autore di alcuni libri fra cui “Er go’ di Turone”, “Er go’ di Osvaldo”, “Er go di Muntari” e “# sul campo, il manuale di chi tifa Juve”, il quale, a commento del mio precedente articolo, ha detto su twitter che il mio articolo presentava diverse falle e poi ne ha citate solo due. E allora non sono diverse, diverse vuol dire al mio paese molte, non due! Ad ogni modo vediamo le falle che a parere di Massimo Zampini erano presenti nel mio articolo precedente, la prima falla a suo parere è stata: “ancora con Biscardi? dai su”. Allora, premettendo che lo so benissimo che Moggi usava il processo di Biscardi e altri usavano Mediaset, come possiamo ben vedere Moggi usava anche altri canali, canali che dopo calciopoli sono diventati improvvisamente off-limits come la Gazzetta dello Sport. Ricordo in una discussione su facebook con Ermenegildo Loffredo avvocato dell’associazione Giù le mani dalla Juve che, anche lui, mi aveva consigliato di non leggere la “Gazzetta dello Sport”, no, non vi preoccupate, non l’ho mai letta come del resto non ho mai letto TuttoSport o il Corriere. Le mie opinioni me le sono fatte andando direttamente alla fonte, leggendomi le sentenze, le informative e ascoltando su Radio radicale il processo. Ad ogni modo ci tengo a ricordare che Moggi spesso era ospite anche della RAI e spesso era ospite anche di “Quelli che il calcio” dove lui veniva a predicare a noi “la cultura della sconfitta”.  La seconda critica che mi ha mosso Massimo Zampini ha, devo dire, un non so che di grottesco: “Inter solo due partite? si ma non è stata intercettata”. Il riferimento è a ciò che ho scritto nel mio precedente articolo in cui ho affermato che se l’Inter fosse stata oggetto di interesse da parte del team di calciopoli ci sarebbero stati due capi di imputazione in più a carico dell’Inter sia nel processo penale che in quello sportivo contro un’immensità di capi di imputazione contro la Juve e Moggi. È incredibile, da questo punto di vista i giornalisti, gli scrittori e gli opinionisti juventini in generale si avvicinano, per non dire che sono uguali, ai giornalisti di Mediaset. Quest’ultimi passano dal garantismo al forcaiolo a seconda che sia o no imputato nel processo Berlusconi, per gli juventini invece, il passaggio dal garantismo al forcaiolo dipende dal fatto che nel processo sia o no imputato Moggi. A quanto pare per gli juventini se si fosse intercettato anche Facchetti chissà quali fiori sarebbero venuti fuori, io preferisco francamente attenermi ai fatti e i fatti indicano due capi di imputazione teorici ossia Inter Juve e Cagliari Inter e nel primo capo di imputazione teorico, Carraro, la cui intercettazione in cui aveva chiesto che non ci fossero errori a favore della Juve risulta dalle informative, è stato prosciolto di fronte al GUP. Riguardo in particolare alla partita Inter Juve, questa è stata per gli juventini la dimostrazione che la cupola non esisteva. Come è possibile una cupola i cui elementi anziché remare in una sola direzione per conseguire il fine per cui l’associazione stessa è nata decidono di remare occasionalmente contro? Nella realtà dei fatti, come ho avuto in altri articoli occasione di rilevare e BJH me ne è testimone, più che una cupola intesa nella maniera classica c’erano degli elementi fra cui, in particolare, i due designatori arbitrali, che aiutavano un po’ a destra e un po’ a manca per avere, come unico scopo, l’appoggio delle società calcistiche di maggiore importanza al fine di conservare il loro potere all’interno della federazione e comunque di poterci rimanere anche alla fine del loro incarico. Il tutto però non inficia l’esistenza della cupola, a riguardo soccorre la giurisprudenza con la sentenza  Cass. pen. Sez. II, Sent., (ud. 24-03-2011) 29-04-2011, n. 16606 totalmente reperibile su http://www.gadit.it/aggiornamento.asp?id=38874 dove si afferma che: ” non è sempre necessario che il vincolo associativo fra il singolo e l’organizzazione si instauri nella prospettiva di una sua futura permanenza a tempo indeterminato, e per fini di esclusivo vantaggio dell’organizzazione stessa, ben potendosi, al contrario, pensare a forme di partecipazione destinate, “ab origine”, ad una durata limitata nel tempo e caratterizzate da una finalità che, oltre a comprendere l’obiettivo vantaggio del sodalizio criminoso, in relazione agli scopi propri di quest’ultimo, comprenda anche il perseguimento, da parte del singolo, di vantaggi ulteriori, suoi personali, di qualsiasi natura, rispetto ai quali il vincolo associativo può assumere anche, nell’ottica del soggetto, una funzione meramente strumentale, senza per questo perdere nulla della sua rilevanza penale”. In altre parole è tranquillamente possibile che in una associazione a delinquere determinati soggetti possano fare il doppio e anche il triplo gioco, un’associazione a delinquere, si sa, non è propriamente una associazione di galantuomini. Tornando invece alle telefonate che volevano avvalorare la tesi accusatoria per la partita Lecce Juve, l’altra che viene solamente indicata nella sentenza e di cui invece si parla più precisamente nella informativa del novembre 2005 è quella indicata con il numero progressivo 3280 dell’11/11/04, ore 18.08 su utenza 3920772372. In questa intercettazione Moggi chiama la sua segretaria Lella e dispone che venga chiamato Pairetto riferendogli che gli venga comunicato di parlare con lui. Il giorno dopo, il 12 novembre viene designato De Santis e gli assistenti Griselli e Cennicola. A riguardo Auricchio ha affermato di non aver controllato il sorteggio (esame avv. Prioreschi ud. 23/3/10). Il 14/11 si svolge la partita su cui non credo che sia il caso di soffermarsi, sappiamo tutti che è stata una partita condizionata da un terreno pesante, succeduta da molte polemiche per un arbitraggio a parere di molti palesemente di parte. Interessante a riguardo è ciò che dice  Zeman e ancora più interessante contrapporlo a ciò che è riportato sulla sentenza. Nelle motivazioni di primo grado viene riportata la seguente frase detta da Zeman nell’udienza del 23/3/10: “devo dire che si è giocato anche su campi peggiori, la Juventus ha vinto 1-0, penso che non ci sia molto da dire”, non viene invece riportato il fatto, ma è sufficiente ascoltare su radio radicale l’intera sua deposizione, che lui abbia chiesto all’arbitro di poter sospendere la partita per impraticabilità del campo anche quando erano sullo 0-0. Il tutto in contrapposizione a ciò che ha affermato l’allora capitano del Lecce Ledesma Cristian Daniel: “no, personalmente nel corso della partita non ho chiesto all’arbitro De Santis di verificare le condizioni del campo ed eventualmente sospendere la partita … non ricordo se la richiesta di verificare le condizioni del campo, nel corso della partita, la fece il capitano della Juventus” (esame Avv. Gallinelli ud. 12/10/10),  il capitano della Juve Alessandro Del Piero: “l’atteggiamento generale da inizio partita in poi non era certo quello di voler sospendere la partita, era di giocarla” e l’osservatore arbitrale di quell’incontro D’Addato Pasquale: “era un po’ allentato il terreno, pesante, però era giocabile”. (esame avv. Gallinelli ud. 19/10/10). Vi chiedo gentilmente di evitare nei commenti la solita pantomina del rinfacciare lo scudetto perso nella piscina di Perugia, il tutto qui non interessa e, ad ogni modo, le immagini sono su you tube ed ognuno si può fare l’idea che vuole.  Successivamente si registrano le seguenti telefonate: progressivo 772 del 14/11/04, ore 22,07 su utenza 3920772372 in uso a De Santis in cui l’arbitro chiama Manfredi Martino e discute con lui alcuni aspetti tecnici dell’incontro, lo informa che l’osservatore Pasquale D’Addato ha dato una valutazione positiva al suo arbitraggio e assicura poi di aver pattuito con l’osservatore anche un buon voto per l’assistente Cennicola.  A riguardo va comunque detto che l’osservatore D’Addato ha confermato anche in sede processuale che De Santis e gli assistenti hanno fatto, a suo parere, un ottimo arbitraggio. Il tutto non fa altro che confermare una mia personalissima opinione, ossia che per favorire la Juve non occorreva generalmente un arbitraggio alla Byron Moreno, bastavano alcuni piccoli dettagli, bastava al più decidere in maniera unidirezionale i casi dubbi e il gioco era fatto, al resto ci pensava la Juve che era comunque una signora squadra. Continuando ad analizzare le telefonate che l’accusa ha portato a sostegno della tesi accusatoria, l’altra telefonata è indicata con il numero progressivo 792 del 15/11/04, ore 8,01 su utenza 3920772372 in cui viene intercettata una conversazione fra De Santis e l’assistente Cennicola in cui l’arbitro si vanta di aver avuto dalla società juventina 8 magliette, parlano dei giudizi negativi sul suo arbitraggio espressi dai vari opinionisti televisivi, in particolare Boniek che De Santis considera un allenatore fallito (e forse ha ragione), Cennicola invece informa De Santis di aver parlato con un tale “lui” (verosimilmente Moggi) che si è complimentato per il suo operato e a cui il Cennicola  gli ha chiesto se potrà tornare ad arbitrare la Juve. “Lui” pare che gli abbia risposto ridendo “non te ne vuoi andare mai da qui?”. Nella motivazione del processo Giraudo di primo grado si pone l’accento sul fatto che la sua domanda e la risposta positiva avuta, assumono valore indiziante circa il potere di Moggi sul settore arbitrale. Nella realtà dei fatti Cennicola però quell’anno non arbitrerà più la Juventus e in quella partita diciamo che ha fatto un paio di errori ed ha alzato la bandierina, fermando le azioni del Lecce, qualche volta sbagliando ma ripeto, le immagini stanno su you tube. Suggestiva è poi la telefonata segnata con il numero progressivo 936 del 16/11/04, ore 11,38 su utenza 3920772372 in cui De Santis si vanta con Martino Manfredi di aver ricevuto 8 mute dalla Juve, di averne poi dato altre agli assistenti, al quarto uomo e all’osservatore e di aver ricevuto intere mute che ha distribuito poi ai suoi assistenti e all’osservatore. Anche di questo ne ha dato conferma D’Addato in sede processuale affermando che tutto ciò era una usanza anche perché le maglie venivano considerate oggetti di poco valore. Premettendo che anche il Lecce ha provveduto a regalare le proprie maglie, a riguardo bisogna comunque fare alcune osservazioni. Innanzitutto  il giurista Palombi ha affermato nel 1990 in “Rivista trimestrale di diritto penale dell’economia” che dal reato di frode sportiva dovrebbero essere esclusi, anche se comunque inopportuni, i regali di basso valore economico fatti dalle squadre agli arbitri e che a riguardo la circolare 7 prevedeva questa usanza al più non prevedeva, come molti millantano fino al punto che anche io ci ho creduto per molto tempo, che i designatori potessero parlare al telefono con i presidenti delle squadre.  Un’altra osservazione mi sembra inoltre opportuno fare è che la circolare 7 prevedeva appunto che le società potessero regalare le maglie della loro squadra all’arbitro ma, a prescindere dal fatto che De Santis non ne ha una ma ne ha sempre molte e non maglie ma mute intere e che una muta intera ha un valore commerciale di occhio e croce 100€ e il tutto per l’accusa serve a provare una certa vicinanza che l’arbitro ha con la società Juventus, bisogna comunque dire che De Santis è sempre molto disponibile e particolarmente sensibile alle maglie e al materiale in genere dato di omaggio dalle società, in particolare si mostra sempre molto sensibile alle maglie delle società più prestigiose in genere. Interessante è a riguardo anche quest’altra intercettazione http://youtu.be/mx74kiAb0gg su cui contenuto per il momento non intendo soffermarmi ma ci tengo a far notare come De Santis alla fine si raccomanda con Meani con quella frase:”mi raccomando porta un po’ di roba va” e voglio solo sperare che alludesse a maglie e mute intere della squadra del Milan e non altro e soprattutto voglio solo sperare che l’operato di De Santis non sia stato dovuto al suo desiderio di avere tante maglie e mute intere della Juve anche perché, considerando quello che guadagnava, se le poteva tranquillamente comprare. Ad ogni modo la circolare 7 sta qui http://download.ju29ro.com/processo_calciopoli/Circ7_0405.pdf  e ognuno se la può leggere e trarre le conclusioni che vuole. A riguardo bisogna dire che neanche questa circolare era molto rispettata. In particolare il capo 2 prevedeva che, terminata la gara, l’accesso era consentito solo dopo che gli arbitri avevano compilato e sigillato in busta i rispettivi referti. Moggi, invece,  da ciò che si evince dalla lettura dei vari capi di imputazione, entra ed esce dallo spogliatoio dell’arbitro a piacimento complimentandosi come è successo nella partita Lecce Juve o insultandoli come è successo nella partita Reggina Juve ed in ciò viene fatta notare nella sentenza di appello in rito ordinario ma anche nelle altre sentenze, la disparità di trattamento che De Santis riserba agli altri presidenti. In particolare a pagina 134 della sentenza di appello in rito ordinario si parla appunto di Cellino che, dopo la partita Reggina Cagliari vinta dalla Reggina, entra nello spogliatoio di De Santis per complimentarsi con lui in modo ironico per la partita e il tutto viene segnalato e refertato dallo stesso De Santis e porta Cellino ad essere squalificato. Diverso è stato invece l’atteggiamento di De Santis sia per la partita Lecce Juve che per la partita Parma Juve del 6/1/2005 dove, in quest’ultima, Moggi entra più volte nello spogliatoio dell’arbitro senza subire alcuna segnalazione e nessuna successiva squalifica. Ultima prova portata dall’accusa è l’intercettazione telefonica segnata con il numero progressivo 1222 del 20/11/04, ore 21,02 su utenza 3920772372 di cui però non sono riuscito a trovarne il contenuto ne nelle informative e ne tantomeno nell’arringa di Narducci, dovrebbe comunque essere presente nella perizia Schettino che non sono riuscito a trovare ma se qualche anima pia riesce a rintracciarla mi farà cosa gradita. Continuando ad analizzare l’esame dei testimoni una particolare attenzione merita la testimonianza dell’arbitro Morganti Emidio, 4° uomo in quella partita. Si citano nelle motivazioni di primo grado queste frasi:”ricordo i saluti negli spogliatoi sia dei dirigenti del Lecce che della Juventus … entrarono negli spogliatoi Secco, Moggi e Moroni del Lecce  … le magliette Secco dirigente della Juventus le diede dopo la gara”. Aggiungerei alcuni dettagli della sua deposizione che invece non trovano spazio nelle motivazioni. Da quanto si evince dalla sua deposizione  il 18/12/2004 Morganti arbitrò Messina Atalanta e sospese la partita per impraticabilità del campo al 21° primo tempo quando il Messina, società vicina a Moggi in quanto la GEA intestata al figlio era la società procuratrice di alcuni giocatori del club siciliano, era in vantaggio. La sua fu ovviamente una scelta personale dovuta al fatto, da quanto affermato dallo stesso Morganti in sede processuale, che i campi drenano ognuno in maniera differente rispetto ad un altro e questa scelta pare che abbia scatenato le ire di Luciano Moggi. Interessante è ciò che si legge a pagina 34 della sentenza Giraudo di primo grado dove si parla di una telefonata che Moggi riceve su utenza riservata da altra utenza riservata attribuita all’arbitro Racalbuto mentre è al telefono con altra persona. Si ha quindi, anche in questo caso come nel caso della telefonata fra Paparesta e Moggi dopo Reggina Juve, una sorta di intercettazione ambientale. L’intercettazione ambientale la troviamo tutta nel capo o) Cagliari Juve in cui sia Moggi che l’arbitro della partita Racalbuto sono stati condannati. Francamente di trascrivere tutta la telefonata non mi va ma è emblematico che Moggi in questa telefonata dica a Racalbuto  “se non ti senti bene è meglio per quest’altra a Cagliari” (n.b. la telefonata è del 5/1 mentre la partita Cagliari Juve è del 16/1 ma il sorteggio comunque non era alterato, alterate erano le griglie, a voi le conclusioni) poi Moggi riferisce a Racalbuto di un colloquio avuto con Bergamo in cui viene a sapere da quest’ultimo che Morganti era stato messo in prima fascia, di particolare rilievo sono alcune frasi che Moggi afferma di aver detto a Bergamo e che riferisce a Racalbuto:” allora sei scemo … Morganti si deve sta a casa dopo il casino che ha combinato, si piglia e si mette a casa …. Morganti non ha capito come funziona … il colpevole è tutto Bergamo …. se davo retta a lui Morganti andava in prima griglia …. gliela do io la prima griglia …. Non la deve fare … ora vediamo le partite di domani e poi decidiamo”. In poche parole Moggi era venuto a sapere del fatto che Morganti, reo di aver sospeso la partita Messina Atalanta quando il Messina stava vincendo, era stato messo in prima fascia e lo ha impedito. Dopo la partita Messina Atalanta l’arbitro Morganti, per la cronaca, non arbitrò per due turni. A riguardo bisogna poi aggiungere una interessante  confidenza che Morganti ha fatto ad Auricchio in sede di interrogatorio e che gli è stata contestata anche durante la deposizione per cui, secondo lui, la designazione degli arbitri non avveniva sulla base dei meriti ma sulla base dei desideri delle squadre più importanti (ud. 13/11/09). Gli imputati per il capo e) sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste e lo credo bene. Innanzitutto va messo in chiaro un concetto di fondo: la frode sportiva è un reato a consumazione anticipata e quindi, in quanto tale, non prevede la figura del continuato. Un reato che prevede la figura del continuato è, per esempio, lo spaccio di sostanze stupefacenti. In quest’ultimo caso, non si va a controllare ogni singola vendita dello spacciatore mentre per il reato di frode sportiva ogni singola partita è un capo di imputazione che ha bisogno delle proprie prove. Cerchiamo adesso di capire in genere qual è lo schema accusatorio che porta alla condanna, prendiamo appunto per esempio il capo o) in questo caso Moggi ha contatti con Racalbuto su una scheda svizzera e di questi contatti ce ne è prova anche in chiaro, dopo di che, dopo la partita, Moggi parla al telefono con Baldas per cercare di modificare la moviola e comunque di difendere il più possibile l’arbitro per il suo operato al “Processo di Biscardi” che come trasmissione avrà anche potuto avere tutti i limiti possibili ma quella aveva a disposizione Moggi. In questo caso sia l’arbitro che Moggi sono stati condannati. Nel caso del capo e) invece, non ci sono contatti in chiaro fra Moggi e Bergamo in cui in qualche modo si possa parlare della partita Lecce Juve, ci sono invece probabilmente contatti con le svizzere in cui non si sa cosa si siano detti e soprattutto non ci sono contatti di alcun genere fra Moggi e De Santis a cui è stata comunque attribuita una svizzera. Il punto di domanda è quindi: era necessario? De Santis aveva poi veramente bisogno di essere contattato per operare in una determinata maniera? Che non lo sapeva che nel caso doveva aiutare la sua Juve? De Santis è chiaramente un membro della “cupola” di Moggi e lo è fino alla partita del 5/2/05 Palermo Juve in cui De Santis dopo essere stato interrogato dai magistrati che indagavano sulla GEA e aver ricevuto una notifica di prosecuzione delle indagini decide di “sdoganarsi” e di togliersi il marchio di arbitro pro Juve e arbitra forse addirittura contro la Juve nella partita che disputa a Palermo. A riprova di ciò c’è una intercettazione del giorno seguente fra Moggi e Giraudo

Giraudo: “quelli che sembrano degli amici ormai non ci danno più niente .. Bisogna mettere a posto in due ambienti l’ambiente esterno e quello interno …  bisogna avere la pazienza di chiamarli tutti … abbiamo le idee chiare tutti su questo …. è la cosa secondo me basilare …”

Moggi: “ormai nel dubbio siamo penalizzati siamo penalizzati … hanno paura di essere marchiati …. siamo arrivati al punto che nel dubbio ci danno contro”.

Credo che la prima frase pronunciata da Giraudo: “quelli che sembrano degli amici ormai non ci danno più niente” si commenti da sola. De Santis prima, nella partita Lecce Juve, era quindi ancora un amico e a riguardo ricordo ciò che è scritto a pag. 150 della sentenza d’appello in rito ordinario:” l’arbitro assume, nel rispetto generico delle regole di gioco,decisioni in se di ampia discrezionalità nel cui ambito appare arduo entrare al fine di valutare quanto la sua direzione possa essere stata oggetto di concordata simulazione o dissimulazione. Pertanto, questa corte, nella valutazione del coinvolgimento degli arbitri e assistenti nelle singole condotte di frode sportiva penale, vaglierà nel proprio giudizio come sopra già indicato, non la sola mera conduzione della gara come oggetto di imputazione (che oltretutto è difficilissima da valutare N.d.R.) ma anche gli elementi probatori concreti sia a monte della gara stessa e sia quelli emergenti da ulteriori esiti dibattimentali, i quali in uno con la rilevanza della gara e con indizi concreti della lesione della imparzialità attribuitagli per legge, supporteranno o meno il giudizio di colpevolezza.” Nella partita Lecce Juve e quindi nel capo di imputazione e) mancano “gli elementi probatori concreti” sia antecedenti alla gara che successivi, mancano insomma contatti con le svizzere fra De Santis che ne possedeva una che comunque non usava perché forse non ce ne aveva bisogno e Moggi, mancano contatti antecedenti e successivi alla partita fra Bergamo e Moggi che possano in qualche maniera riguardare la partita stessa, manca la strenua difesa di De Santis da parte di Moggi al processo di Biscardi e quindi, di conseguenza, sono stati tutti assolti. Il punto di domanda è da parte mia sempre quello già detto prima: c’era poi tanto bisogno di contattare direttamente De Santis? Forse no perché De Santis avrebbe comunque aderito al disegno criminoso del sodalizio, al più aveva bisogno di essere contattato per la partita Lecce Parma come effettivamente è successo e dove è stato condannato, non certo per Lecce Juve dove probabilmente già sapeva cosa doveva fare. Che De Santis fosse poi un amico di Moggi era cosa poi palesemente nota nell’ambiente calcistico e a riprova di ciò c’è sia la testimonianza di Ancellotti che una telefonata fra Biscardi e Moggi del 7/2/2005 ossia due giorni dopo la partita Palermo Juve dove appunto De Santis si sdogana, che troviamo a pagina 515 e seg. della sentenza di primo grado in rito ordinario e di cui prendo solo il passaggio a mio avviso fondamentale:

Moggi:”perché ora De Santis ha rotto i coglioni, eh, ha rotto!”

Biscardi:”Si, si; e …. Sono tutti gli amici tuoi che fanno i pesci in barile”.

Vorrei, per concludere, dire due parole sullo sdoganamento di facciata di De Santis: il tutto non deve trarre in inganno. Un’associazione a delinquere non è una normale associazione con uno statuto da rispettare come può essere l’associazione contro la caccia per cui non è possibile che un membro di detta associazione esca da questa, vada a caccia e poi ci rientri, un’associazione a delinquere non è una associazione fra galantuomini per cui è possibilissimo, come già detto prima, che un membro ci stia per motivi personali magari diversi da quelli del gruppo e che possa fare il doppio o il triplo gioco e che ci possa entrare e uscire all’occorrenza, il tutto non inficia l’esistenza dell’associazione, magari tale comportamento può essere più difficile in una associazione mafiosa ma non certo in una associazione come questa dal bassissimo per non dire inesistente pericolo sociale. Penso di aver messo come al solito tanta carne al fuoco, di essere andato come sempre giù pesante e di aver colpito uno dei punti fermi dei dogmi juventini ossia la partita Lecce Juve, a voi i commenti, buona giornata.